LO ZIBALDONEPasolini nella città del cinema - LeggereTutti
3 Gennaio 2024

Lino Miccichè (1943 – 2004) è un maestro, un critico cinematografico, uno storico del cinema dal quale tutti noi dovremmo imparare; è stato giornalista settore spettacoli dell’Avanti e critico del TG3, ha insegnato alla Sorbona di Parigi, ha fondato il Dams a Roma Tre, è stato presidente della Biennale di Venezia e del Centro Sperimentale. Detto questo, esprimo tutta la mia inadeguatezza nel recensire un libro scritto da un autore così grande, di sicuro preparato a sviscerare il corpus cinematografico pasoliniano per riportarlo a un’idea unitaria. Secondo l’illustre critico Pasolini si può definire in angusti limiti delimitando il suo cinema in quattro settori, suddivisi in diversi periodi storici: cinema della borgata, cinema dell’ideologia, cinema del mito, cinema della vita e della morte. A mio parere non è così, ritengo che Pasolini sia autore che contiene i temi suddetti in ogni opera, confusi tra loro, mescolati in un contenitore geniale, unito dal collante lirico della poesia. Ho sempre trovato il cinema di Pasolini pervaso di emozioni, le immagini dei suoi film sono spesso pittoriche e poetiche, ti portano nel mondo dell’irrealtà, vicino soltanto ai suoi volumi di poesia, al punto che mi pare riduttivo cercare la genialità leggendo un film sequenza dopo sequenza. Differenza di metodo, il mio empirico, quello di Micciché tecnico e da vero critico di una materia che conosce a fondo, non solo per aver visto tutti i film del grande regista ma per averli vivisezionati, immagine dopo immagine. Resta il problema del lettore comune. Pasolini nella città del cinema non è un libro di lettura, ma un testo di studio, che si propone di trattare la materia in modo definitivo, mettendo un punto fermo sull’opera cinematografica di Pasolini, partendo da La ricotta, vista (non a torto) come la sua opera più geniale. Micciché analizza tutte le sequenze di AccattoneMamma RomaLa ricotta e Uccellacci e uccellini, dopo aver dotato il lettore di un apparato critico di presentazione e dopo aver approfondito la figura del corvo come cattivo maestro divorato dai discepoli. Il libro è un testo molto importante da far adottare come volume di studio – partendo dal quale dibattere le opposte tesi – in un corso di laurea su Pasolini, magari al Dams di Roma Tre. Non lo vedo adatto tra le mani di un semplice appassionato di cinema che vuol solo sapere qualcosa in più su Pasolini. Io che ho visto tutti i film del grande regista di Casarsa, letto tutti i libri di narrativa, assaporato più volte ogni poesia e apprezzato gli articoli di critica sociale, soprattutto gli scritti corsari, mi sono trovato inadeguato e impreparato affrontando la lettura delle pagine del noto critico. Problema mio, perché il volume è ricco di notizie e di considerazioni critiche originali, utile a lasciare il segno per la futura critica pasoliniana.

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