E’ la matematica a difenderci da fake news e stupidità. E il bello è che tutti la possono imparare - La Stampa
13 Dicembre 2023

Vincenzo Vespri e il suo saggio “Le anime della matematica”: a scuola la si associa solo ai conti e, invece, dovrebbe essere divertente come un gioco

Dostoevskij afferma che l'uomo, per essere veramente libero, dovrebbe anche esserlo di proclamare che 2 + 2 = 5. Invece, Orwell dice che libertà e democrazia implicano che si riconosca che 2 + 2 = 4. Il matematico Vincenzo Vespri, che ha appena pubblicato per Diarkos il libro “Le anime della matematica. Da Pitagora alle intelligenze artificiali”, sta con Orwell e spiega a “TuttoScienze” che “in democrazia la matematica e la scienza devono aiutare a difenderci dalle manipolazioni dei politici, che in tv dicono spesso cose false e infondate e lo fanno impunemente”.
Non sempre quello che vien detto può essere tradotto in numeri e conteggiato, però, se chi ascolta si è fatto, a scuola, una forma mentis matematica, di fronte a certe affermazioni ha la possibilità, usando il metodo appreso, di “fare una verifica formale e logica di quello che l’oratore sta dicendo, smontare e analizzare i suoi argomenti”, e così, eventualmente, smascherarlo. A livello colloquiale, Vespri (che è toscano) afferma in modo chiaro e netto che “libertà non è libertà di dire qualunque bischerata”. Viene in mente l’attore Leslie Nielsen, quando in un monologo, alla fine di un film, proclama che “negli Stati Uniti d’America qualunque deficiente può diventare Presidente, e questa è democrazia!”. Non è questo il parere di Vespri.
D’altra parte, proprio perché ha passato molti anni a insegnare matematica, Vespri si rende conto che non è una materia facile da propagandare. “La matematica è come la musica – dice -. Qualcuno le percepisce d’istinto, e altri no, tuttavia nessuno nasce impossibilitato a praticarla. E se ho visto fiorire molti talenti naturali, che si facevano strada quasi senza il mio aiuto, mi ha dato molta più soddisfazione seguire e far sbocciare le capacità di studenti che in origine erano bravi solo a metà”.
Una volta, in particolare, Vespri ha avuto modo di sperimentare quanto profonda sia la differenza tra parlare di matematica o, invece, di letteratura, filosofia o storia. “C’era una conferenza alla Scuola Normale Superiore. L’argomento erano gli angeli e gli oratori non avevano difficoltà a parlarne per ore davanti a un pubblico indifferenziato. Io pensavo, fra me e me, che sarebbe stato impossibile fare lo stesso, se avessi parlato di matematica a un pubblico di non specialisti. Stanco e un po’ frustrato, sul treno, al ritorno, vidi una ragazza che leggeva un libro su Aristotele. Oltretutto, aveva un’aria del tipo: non disturbatemi o vi prendo a schiaffi. Invece io, dopo un po’, provai a rivolgerle la parola, e mi misi a parlarle degli angeli. Lei chiuse il libro, e cominciammo a conversare. Nel frattempo, pensavo che se le avessi parlato di calcolo differenziale o integrale mi avrebbe tirato il libro in testa. Due anni dopo ci siamo sposati. Però anche adesso, a casa nostra, non provo neanche a parlare di matematica, mentre di filosofia si può”.
Fra parentesi, Vespri è recidivo: nell’Introduzione al libro racconta che la prima idea di iscriversi a Matematica all’università gli venne per fare il filo a una ragazza (“ma con lei non ho combinato niente”, dice).
Un dubbio: non sarà che la difficoltà a comunicare di voi matematici deriva anche dal fatto che siete tutti un po’ autistici, magari a uno stadio non così grave come quello del famoso Alan Turing, ma con un autismo a bassa intensità? Quella vostra tendenza a elucubrare, chiusi in voi stessi a fare calcoli e a creare formule nel mondo della vostra mente… Vespri ci pensa su un attimo, ma poi risponde di no: “Non credo. Certo è vero, ci sono stati altri casi, oltre a Turing. Però, non ci vedo un tratto distintivo originario della nostra categoria. Caso mai capita il contrario: è la difficoltà di comunicare quello che abbiamo in mente a indurre noi matematici ad atteggiamenti che (magari) possono sembrare autistici”.
Affrontiamo la questione decisiva: come si fa a rendere sexy la matematica? Su questo Vespri ha un’idea precisa: “Se a scuola si presenta ai ragazzi la matematica come una serie di conti e di contazzi, non ci si appassiona nessuno, se non quelli che hanno già la vocazione innata. Invece bisogna associarla al gioco”. Per esempio? “Spiegare le probabilità con i giochi di carte oppure organizzare Olimpiadi di matematica”. Ovviamente, nessun metodo è esente da problemi: riguardo alle carte, qualcuno potrebbe obiettare che, così, a scuola si rischia d’insegnare il gioco d’azzardo, e nelle Olimpiadi è vero che qualcuno vince e trova nuovi stimoli, ma tutti gli altri perdono e, forse, aumenta il senso di frustrazione e di rigetto per i numeri e le formule… Comunque, sono tante le cose che si possono provare. “In Francia – osserva Vespri – il presidente Macron ha chiesto agli esperti idee nuove per migliorare le prestazioni matematiche degli studenti e alcuni risultati si sono visti”.
Il cuore del libro “Le anime della matematica” è la natura quasi mistica di questa materia, da Pitagora in poi. Dice Vespri: “Sembra che i numeri, queste entità disincarnate, siano in grado di interpretare la realtà fisica: 2500 anni fa Pitagora disse che il mondo è fatto di numeri. Secondo Newton, i concetti di base della matematica sono atti di fede. Commentando il teorema di Hilbert, un matematico disse: “Questa non è matematica, è teologia”. Secondo Toynbee, la scienza è una religione e ne costituisce il superamento. Infatti, le religioni si sentono minacciate dalla matematica e dalla scienza, fin dal giorno in cui Ipazia fu linciata”.
Ma, oltre che della religione, la matematica sembra recitare il ruolo della magia, e qui la questione si fa ancora più intricata. Vespri cita il grande fisico Dirac, secondo cui “se un’equazione è bella troverà sicuramente un’applicazione”. Ma come mai la matematica, creazione della mente umana, si dimostra così efficace nello spiegare la realtà fisica? Vespri elenca varie risposte possibili. Ne citiamo due. “Secondo la Genesi – dice – siamo fatti a somiglianza di Dio. Perciò, il nostro cervello opera secondo lo stesso Logos della creazione”. Un’altra ipotesi, estrema, è che anche la realtà fisica, come la matematica, sia una pura creazione umana, e che il Cosmo sia solo un Caos, su cui proiettiamo le leggi fisiche che vogliamo, tanto una vale l’altra.
Vespri non è assolutamente di questo parere: “Se le leggi fisiche fossero arbitrarie, non riusciremmo a far muovere le macchine e a far volare gli aerei. Poi, è vero, le formule matematiche e le leggi fisiche si possono scrivere con una base 10 o una base 12, ma seguendo la stessa struttura logica… e comunque anche il Caos è governato da regole, come ci insegna, fra gli altri, Giorgio Parisi, che ha vinto il Premio Nobel della Fisica proprio per aver studiato le regole dei fenomeni caotici”.

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