“FIUME L'AMAVO COME UNA DONNA…" - L'Ultimo legionario di Guido Pallotta a cura di Aldo Grandi su Dagospia
17 Gennaio 2022

Introduzione di Giordano Bruno Guerri a “L’ultimo legionario - Un diciottenne a Fiume", di Guido Pallotta (ed. Diarkos), pubblicata da “La Verità”

Nei ricordi di Giovanni Comisso - ragazzo a Fiume - si legge: «Tu devi sapere che sei giunto in una città pericolosa per i tuoi giovani anni», dicono alcuni ufficiali a un ragazzo appena arrivato, «qui si fa senza alcun ritegno tutto ciò che si vuole. Le forme di vita più basse e più elevate qui s' alternano non altrimenti che la luce e le tenebre».

 

Un altro futuro scrittore, Marcello Gallian, diciassettenne di guardia all'Ufficio informazioni, avverte «un grande odore di perdizione. L'amavo come una donna, quella città, m' era di sensualità vera trovarmici dentro, ormai. Come stessi per farla grossa, importante: esaltato come un bellissimo assassino []. Ero un fuorilegge, impaziente, senza regola. Volevo far tutto io, una azione sconosciuta e grande, da farmi conoscere subito come eroe».

Oltre ai giovani fuggiaschi e agli ufficialetti di complemento, affollano le caserme di Fiume reduci abbrutiti dalla trincea, agitatori politici, artistoidi, emissari di «pescicani», faccendieri e ricettatori. Il generale Sante Ceccherini, comandante delle truppe, definendoli «energumeni», sottolinea che «non tutti avevano gli identici sentimenti di onestà e di disciplina militare e morale».

 

È vero, a Fiume c'era di tutto, sognatori e delinquenti, avventurieri e mistici della patria, futuri antifascisti e futuri fascisti. C'era anche Guido Pallotta, che diventerà eroe della mistica fascista, poi eroe fascista, e infine semplicemente eroe cadendo in combattimento nel 1940: «La mistica fascista è fede e azione, dedizione assoluta ma nello stesso tempo consapevole».

 

Pallotta, giovanissimo legionario fiumano, scriverà questo libro, rimasto finora inedito, nel 1923, poco dopo gli eventi, ma in una situazione completamente cambiata: D'Annunzio, sconfitto, si è ritirato a Gardone Riviera, dove si dedicherà quasi esclusivamente all'edificazione del Vittoriale; Mussolini, trionfante dopo la Marcia su Roma e prima del delitto Matteotti, si assesta al potere. In questo libro Pallotta è già fascista, e si vede fin troppo, ma è proprio questo il punto di maggiore interesse del volume: vedere dal vivo, quasi in contemporanea, come il regime avrebbe fatto dell'«Impresa» una propria impresa, prendendone tutto - riti, miti, modi - tranne lo spirito, che trasformò un colpo di mano nazionalista in una rivoluzione libertaria.

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