Ecco il terzo e conclusivo contributo della ricerca storica monstre dello studioso e specialista in materia Massimo Turchi, Linea Gotica. L’offensiva finale. Aprile 1945. Una primavera di liberazione: l’Operazione ’Grapeshot’ e lo sfondamento dell’ultimo fronte in Italia, pubblicato sempre da Diarkos, di Stantarcangelo di Romagna RN (marzo 2025, collana Storie, 800 pagine). Conclude l’arco temporale della ricostruzione dei combattimenti ed eventi collaterali lungo il fronte d’attrito appenninico centro-settentrionale, dove per otto mesi i tedeschi riuscirono a contenere le offensive di numerosi reparti alleati di varie nazionalità, tra fine agosto 1944 e la primavera 1945.
Da una parte e dall’altra, erano schierati combattenti italiani. Con gli Angloamericani, agivano militari delle forze armate regie, inquadrati nei Gruppi di Combattimento del CIL, il Corpo Italiano di Liberazione. Anche partigiani, organizzati in reparti attivi lungo la linea, come la Brigata Maiella, o alla macchia nelle retrovie, per azioni di disturbo e sabotaggi. Sul fronte contrapposto, si avvicendavano ai reparti germanici sulla Gotica anche formazioni della Repubblica di Salò, ad esempio la Divisione Monterosa in Garfagnana. Altri gruppi fascisti svolgevano funzioni di polizia in città, paesi, campagne e attività “antibande”, di repressione dell’attività partigiana.
Per utilità dei lettori, i due titoli precedenti dell’opera monumentale di Turchi sono: Linea Gotica. L’attacco. Agosto-ottobre 1944. L’ultimo fronte di guerra in Italia: dai preparativi dell’offensiva alleata alla stasi invernale (Diarkos, ottobre 2024) e Linea Gotica. Il lungo autunno. Ottobre 1944-marzo 1945. La stagione più difficile: dalla repressione del Movimento partigiano all’inizio dello sfondamento alleato (Diarkos, novembre 2024).
Dopo la stasi per i mesi invernali, gli Alleati avviarono le operazioni e irruppero in pochi giorni dalla linea invernale verso il Po, partendo dalle posizioni raggiunte l’autunno precedente lungo la linea di difesa tedesca stesa dal Tirreno apuano all’Adriatico comacchiese e ancorata ai rilievi dell’Appennino tosco-emiliano-romagnolo. L’autore fa notare che, se otto mesi prima le incerte direttrici iniziali di sfondamento della linea Gotica avevano scontato la mancata individuazione di un “obiettivo vero e proprio” sul quale gravitare, il piano nell’aprile 1945 è venuto da sé: disarticolare le armate tedesche prima che riuscissero a superare il grande fiume al centro della pianura Padana.
Protagonista sarà la 10a Divisione da montagna americana del generale George P. Hays. Interpretando le disposizioni operative in modo molto soggettivo, sul campo, fece sì che i suoi uomini fossero i primi a raggiungere e oltrepassare il Po, costringendo il nemico ad arrendersi o a tentare di aprirsi con difficoltà la strada verso il Brennero. Col superamento del fiume, gli Alleati poterono allargarsi nella grande pianura oltre la riva sinistra e segnare così la fine delle ostilità in Italia, tra il 25 aprile, giorno dell’insurrezione generale partigiana nel Nord, e il 2 maggio, data della resa formale firmata dai Tedeschi.
Conclusa la guerra contro Hitler nel nostro Paese, per le truppe alleate si aprì un settore operativo che interessava in particolare le unità del Commonwealth: il nodo del confine orientale nell’Alto Adriatico. Il premier britannico Churchill chiese di occuparsene e la 2a Divisione corazzata neozelandese intraprese una corsa verso Trieste con i partigiani dell’esercito comunista iugoslavo di liberazione. Il 1 maggio 1945, la quarta armata titina anticipò i kiwi del gen. Freyberg e occupò la città, aprendo la questione giuliano-dalmata.
Tornando indietro di qualche decina di giorni, l’esercito tedesco aveva opposto una strenua resistenza nelle fasi iniziali dello sfondamento della Gotica, impegnando gli Angloamericani in tante battaglie: Argenta, Medicina, il torrente Gaiana, Pianoro, l’avanzata della 10a da montagna, Monterumici, monte Adone. Anche in alta Toscana le unità germaniche si erano difese tenacemente, contendendo ogni paese e città, fino a confluire nella sacca di Fornovo, sulle colline parmensi, dove il grosso della Wehrmacht rimase imbrigliato, con il concorso della resistenza parmense. In tutte le altre zone, svolsero un ruolo fondamentale i partigiani e il CNL, Comitato nazionale antifascista, affiancando gli Alleati e spesso precedendoli nella liberazione di centri urbani piccoli e grandi. Fece eccezione Bologna, perché l’ordine insurrezionale non giunse alle formazioni partigiane, per una serie di circostanze. D’altro canto, pur essendo l’obiettivo dichiarato dello sfondamento della linea Gotica, il capoluogo emiliano venne deliberatamente soltanto sfiorato dalla spinta principale, lasciando il merito della sua liberazione alle truppe polacche dell’Ottava Armata britannica. In parallelo agli uomini del gen. Anders, operavano i reparti italiani in uniforme ed equipaggiamento inglese di alcuni Gruppi di Combattimento.
Turchi cerca di scogliere un’incertezza: se è ben chiaro dove inizia la linea Gotica difensiva tedesca, non lo è altrettanto dove e quando finisce. Fronte invernale? Grande fiume? O anche oltre? Per convenzione, si è scelto di farla terminare con l’arrivo delle prime avanguardie alleate al Po, quando buona parte del Nord Italia non era libero e non era stato diffuso l’ordine d’insurrezione del Comitato di Liberazione Nazionale. Non è che l’ultima problematica negli eventi legati alla linea Gotica, la più grande battaglia della Campagna d’Italia, che per otto lunghi mesi ha interessato il Centro e Nord Italia, dall’Adriatico al Tirreno.