Linea Gotica. Il lungo autunno. Ottobre 1944-marzo 1945 di Massimo Turchi - Recensione di SoloLibri
15 Ottobre 2025

Diarkos, 2024 – Il secondo di tre volumi dello studio monumentale di un ricercatore storico emiliano, socio fondatore dell’Associazione Linea Gotica-Officina della Memoria, esperto delle vicende sul fronte appenninico 1944-’45.

Comincia con un’illusione di vittoria smentita dai fatti, continua con una stasi del fronte non poco sanguinosa, termina con i segnali di un esito non solo auspicato ma inevitabile. È il secondo di tre volumi dello studio monumentale di Massimo Turchi Linea Gotica. Il lungo autunno. Ottobre 1944-marzo 1945. La stagione più difficile: dalla repressione del Movimento partigiano all’inizio dello sfondamento alleato (Diarkos Edizioni, novembre 2024, collana “Storia”, 768 pagine, formato 17x24 cm).

Completa filologicamente il primo volume, nel quale si è parlato dell’approccio offensivo alleato al fronte appenninico dal Tirreno-Apuane all’Adriatico Montefeltro. Muovendo dal fume marchigiano Metauro, l’Ottava armata britannica raggiunse Rimini soltanto il 21 settembre 1944. Contemporaneamente, la Quinta armata americana s’inoltrava a destra dell’Arno nel Mugello, per sfondare la Linea Gotica al passo del Giogo e scendere nella pianura emiliana verso Bologna. L’azione si spinse lungo la valle del Santerno, arrestandosi alla Vena del Gesso. Proseguì in direzione del passo della Futa, per bloccarsi sulla cima di monte Calderaro, a pochissimi chilometri dalla via Emilia. Sempre gli Americani avanzarono in Versilia, tuttavia non oltre la foce del Cinquale.
I combattimenti in quelle zone obbligarono le formazioni partigiane a scegliere se restare ad agire dietro le linee oppure unirsi agli Alleati, mentre nel settembre-ottobre 1944 si verificava nelle immediate retrovie la lunga serie di stragi contro i civili, su tutte quelle di Sant’Anna di Stazzema e Monte Sole-Marzabotto. Dopo la conquista di Rimini, i reparti dell’Ottava armata seguirono tre direzioni: canadesi e neozelandesi si muovevano sulla costa adriatica; britannici e indiani al centro, lungo la via Emilia; i polacchi nella zona collinare. Obiettivi erano la conquista di Bologna e Ravenna, prima di pensare di sbarcare in Istria e raggiungere Vienna. Ancora una volta, l’alto comando britannico era ottimista. Restava solo una pianura da attraversare, per quanto intensamente coltivata a frutteti e filari di alberi e interrotta dai corsi paralleli di ben tredici tra fiumi e torrenti, con canali e fossati.
Era la terza fase delle battaglie della linea Gotica, la battaglia dei fiumi: i tedeschi sfondarono gli argini e allagarono i campi in pianura, in questo modo riuscirono a ostacolare l’avanzata nemica, arrestando i mezzi pesanti e scongiurando massicci attacchi frontali. Abbandonato il fiume Marecchia, s’impegnarono in azioni di contrasto attivo e “frenaggio”, ricorrendo anche a “reazioni dinamiche” contro la pressione costante delle formazioni dell’Ottava armata, su tutti punti critici.
A causa delle condizioni del terreno e delle difese, anche gli Alleati avevano cambiato le modalità operative. Nell’autunno 1944 l’avanzata angloamericana cominciò a rallentare, mentre si intensificarono le attività dei reparti partigiani. Alcuni passarono il fronte per unirsi agli Alleati e continuare a combattere con loro; altre formazioni, già in linea, si prodigarono per concorrere a far proseguire l’avanzata. Anche altre unità partigiane, rimaste dietro le linee, tentarono di favorirla, fin quando venne trasmesso il proclama Alexander. Nel tardo pomeriggio del 13 novembre 1944, una trasmissione dell’emittente Italia Combatte, la stazione radio del comando angloamericano che teneva i contatti con le formazioni del Comitato di Liberazione Nazionale, diffuse un messaggio del feldmaresciallo inglese Harold Alexander, comandante in capo delle truppe alleate nel Mediterraneo. Dichiarava conclusa la campagna estiva degli eserciti alleati e invitava i resistenti italiani a cessare le operazioni e restare su posizioni difensive. Il proclama seminò delusione e confusione tra le formazioni partigiane in montagna e alla macchia. I patrioti erano schiacciati tra l’impossibilità di rientrare a casa e le rappresaglie nazifasciste. Per un verso, non avevano scelta, costretti a restare in clandestinità perché conosciuti o perché militari di altre regioni, isolati nel nord dopo lo sbandamento delle forze armate italiane l’8 settembre 1943. Per un altro, l’Oberkommando Wehrmacht e i repubblichini di Salò erano stati di fatto informati dai vertici alleati di non dover temere operazioni militari su larga scala lungo la linea transappenninica. Potevano concentrarsi a loro agio sulla vendetta e l’annientamento di quelli che chiamavano ribelli.
Braccati da grosse concentrazioni di truppe ben armate e accerchiati in ampi rastrellamenti, i partigiani vissero il periodo più difficile di tutta l’esperienza della Resistenza. Non erano certo i 250mila “attivi” il 25 aprile 1945 o addirittura i 703.716 firmatari delle domande alle undici Commissioni regionali per il riconoscimento della qualifica di partigiano, registrate nelle banche dati ufficiali. Potevano essere semmai i 25mila calcolati da una fonte non sospetta e d’indiscutibile attendibilità, l’eroe della resistenza Ferruccio Parri, politico e capo partigiano per Patria e Libertà, nome di battaglia: Maurizio. La sua stima si riferisce al gennaio 1945 e assomma le formazioni ribelli, i gappisti in città e gli operatori clandestini: tutti i resistenti, insomma.

 

Una curiosità, per un verso sorprendente, per un altro dolorosa. Per mesi, lungo il fiume Senio ai confini tra Romagna ed Emilia, si affrontarono connazionali contrapposti in una fase fratricida della guerra: truppe italiane dei Gruppi di Combattimento, nelle trincee alleate, e italiani dei reparti della Repubblica fascista di Salò, al fianco dei tedeschi. Erano separati da un fiume, nemmeno larghissimo ed ampi campi minati. Il 10 aprile 1945, i fanti del Cremona, equipaggiati dai Britannici, entrarono in Alfonsine, liberando tutta la Romagna.

Link all'articolo: https://www.sololibri.net/Linea-Gotica-Il-lungo-autunno-Ottobre-1944-marzo-1945-Massimo-Turchi.html