RECENSIONE: La storia del Milan. Il romanzo rossonero su DataSport
6 Febbraio 2025

Una partita che dura da 126 anni. Raccontata minuto per minuto. Una storia in rossonero, iniziata nel dicembre 1899, in un salone ubicato in quel tempo nell’Hotel du Nord et des Anglais, dove si davano appuntamento gli uomini d’affari, per la posizione ideale, vicino alla stazione ferroviaria, oggi Hotel Principe di Savoia. La nascita della prima società calcistica a Milano, ottenne un trafiletto nella quarta pagina della Gazzetta dello Sport. Altri tempi indubbiamente. Il calcio, nato in Inghilterra, stava crescendo in tutta Europa, e in Italia trovava terreno fertile, essendo disciplina da svolgere all’aria aperta. In alternativa alla ginnastica e alla scherma, che primeggiavano in quell’epoca. Il primo club calcistico nacque a Genova, nel 1873 ad opera degli inglesi che operavano nel traffico marittimo. Inizialmente fondarono una società di Cricket, completata con la sezione del calcio. Seguì Udine, che aggiunse il calcio alla ginnastica nel 1895. Due anni dopo un gruppo di studenti del liceo d’Azeglio a Torino, fondò la Juventus.  Milano arrivò quattro anni dopo e tra i soci fondatori figura l’inglese Herbert Kilpin, che avrà un ruolo fondamentale di tutto il movimento calcistico italiano. Come e perché il Milan scelse i colori rosso e nero? “Saremo i diavoli: rossi come il fuoco, neri come la paura che incuteremo agli avversari”. Veloci a vincere il primo scudetto. Accadde il 5 maggio 1901 sul campo del Genoa a Ponte Carrega, che si era aggiudicato i primi tre dal 1898 al 1900. Il campionato si svolgeva in un giorno, eliminatorie al mattino, finale nel pomeriggio. Impresa storica quella del Milan, che dal Genoa era stato battuto in precedenza. Netta e sorprendente, un rotondo 3-0, con una squadra composta da cinque italiani e otto inglesi, tra i quali Kilpin. Qui inizia il romanzo dei diavoli, dove in ogni pagina c’è pure la sceneggiatura del calcio italiano. Mi immedesimo nell’autore e confesso che io al suo posto, mai avuto il mal di testa, mi sarebbe venuto un’emicrania tremenda. Perché, vi chiederete? Raccontare 126 anni con la precisione di un crono svizzero, che segna ogni secondo, ovvero partita per partita, gol per gol, le gioie e le delusioni, i trionfi e i tonfi. Non solo i giocatori, centinaia di nomi, molti dei quali personalizzati, i presidenti partendo dal primo, che era il vice console britannico a Milano, Alfred Edwards, poi Piero Pirelli che la presidenza la tenne per un ventennio. Raccontare quel calcio nella sua evoluzione. Negli anni trenta, l’ungherese Jozsef Banas, prima giocatore e poi allenatore dei rossoneri, ricorda come si radunava la squadra per la partita: “Appuntamento in Piazza del Duomo, quindi in tram fino a San Siro. Non tutti, qualcuno ci andava a piedi, come riscaldamento”. I fantastici anni ’50, col trio delle meraviglie Gre-No-Li giunto dalla Svezia, che segna un’epoca, senza dimenticare Lajos Czeizler l’allenatore ungherese che fece arrivare i tre campioni. Qualche decennio dopo, il Milan cambia faccia, mantenendo il ruolo di protagonista, stavolta l’uomo del destino si chiama Nereo Rocco, quello del catenaccio, un triestino ironico e burbero, ma anche un tattico eccezioanale. Con lui cresce ed esplode il ragazzino terribile Gianni Rivera, talento precoce e personalità da vendere. Dalla vetta al precipizio, dal decimo scudetto alla serie B. Dalla fine del 1981 all’alba del 1994 il diavolo precipita due volte tra i cadetti. Nel 1986 arriva il Berlusca, capace di dare al Milan la spinta magica. Il cavaliere prende il comando della squadra a tutti i livelli. Compreso il ruolo dell’allenatore ombra. Il suo carisma è assoluto. Perdonato dai tifosi perché non bada a spese, e vuol vincere tutto e tanto. Anche se l’esordio è dei peggiori. Ma ci vuole altro, per fermarlo. Carlo Ancelotti in panchina a guidare il battaglione degli olandesi con Gullit e Van Basten in testa. Poi arriva Arrigo Sacchi. Tutto bene? Non tutto, le spese enormi fanno scattare il segnale rosso dei debiti saliti a vertici himalayani. Per fortuna c’è Galliani che sa far di conto. La storia prosegue e arriva ai giorni nostri, quando nel 2022 il Milan firma lo scudetto numero 19. L’autore fa in tempo a raccontare il campionato successivo e non solo. Spiega che il calcio è cambiato, che i mecenati sono una chimera e che il Milan ha il dovere di rispettare la sua storia, costruendo un nuovo ciclo. Buona lettura di una storia che si racconta in oltre 500 pagine. Senza tediare, ma stuzzicando e  incuriosendo, per conoscere quello che accadrà dopo.

Giuliano Orlando

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